IL CIRCOLO ANIENE APRE ALLE DONNE, MA NON ALL’UNANIMITA’

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Al Circolo Canottieri Aniene, il circolo sportivo più esclusivo di Roma, dopo 130 anni dalla fondazione, potranno iscriversi finalmente con diritto di voto anche le donne.

237 iscritti, contro 150, hanno votato in assemblea per cambiare l’articolo che da sempre ammetteva tra i soci del club solo maggiorenni “di sesso maschile”.

Fino a qualche tempo fa il Circolo Canottieri Aniene di Roma aveva una regola piuttosto curiosa: l’ingresso alle donne era vietato. In base allo statuto solo le persone di sesso maschile potevano diventare soci effettivi.

“Soci Effettivi – recita l’articolo 4 – oggetto di modifica – sono le persone di sesso maschile che hanno compiuto 18 anni”. Sono in 1.500 e per il resto le concessioni alle donne sono strettissime: i soci per meriti sportivi (28) possono essere “di ambo i sessi”, ma hanno solo diritto a usare la sede e gli impianti sportivi. Non votano. Possono farlo i soci onorari tra cui si contano appena cinque donne: Federica Pellegrini, Flavia Pennetta, Josefa Idem, Caterina Banti e Simona Quadarella. Inoltre, recita sempre la carta statutaria, “solo i soci effettivi possono fare inviti esterni e saranno ammessi soltanto invitati di sesso maschile e di età superiore ai 25 anni”.

A inizio febbraio Repubblica denunciò l’esclusione delle donne dalle cariche effettive all’interno dell’esclusivo club della Capitale. Già nel 2019 si palesò la volontà di modificare lo Statuto. Ma durante l’assemblea di tre anni fa, l’idea di toccare l’antico dettato divenuto una consuetudine, non sfiorò lontanamente i soci del Club sul Lungotevere.

A spingere da tempo per cambiare quella norma storica, il presidente del Coni Giovanni Malagò e il presidente del circolo Massimo Fabbricini. Il 4 aprile 2022 proprio Giovanni Malagò convocò un’assemblea dalla quale venne deliberato che anche le donne potevano iscriversi.

LA SENTENZA DELLA MAGISTRATA:

Un socio si rivolse al tribunale civile per cancellarla. Nel ricorso ha presentato eccezioni formali e sostanziali: «L’assemblea – si legge – si è svolta il 4 aprile presso la sede del Circolo come risulta dal verbale, che indica l’intervento personale di 397 associati, portatori di novantanove deleghe».

Secondo il socio, la location non era adatta. “I locali erano inidonei sia al chiuso si all’aperto, per prevenire la diffusione del Covid, per la manifestazione di voto dei partecipanti”. Dunque: per fare entrare una donna, si è rischiata un’epidemia. Ma quello che proprio non va giù al socio, che durante l’assemblea aveva chiesto di posticipare a un mese la decisione, sono state le modalità del voto. Il presidente dell’assemblea aveva optato per l’alzata di mano, trattandosi verosimilmente di un plebiscito.

L’assemblea – continua il socio – si è tenuta in un clima di spaccatura tra i soci e in un contesto confusionario registrato soprattutto al momento della votazione. Nonostante però l’indignazione dell’architetto, come si diceva, la giudice non ha ritenuto che ci fossero gli estremi per annullare l’assemblea. Anzi “Aprire alle donne la possibilità di diventare vere e proprie socie, non soltanto membri onorari per meriti sportivi, è un dovere costituzionale, oltre che una scelta obbligata. E anche sulla convocazione della stessa assemblea, così come nei documenti, non sembrano essere stati riscontrati problemi o anomalie”.

Insomma é la fine dei veti alle donne che da 130 anni impedivano al genere femminile di partecipare alle decisioni del Circolo.
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